“Eitan sveglio e cosciente parla con la zia”.
Questa mattina una mia amica mi ha mandato un video. Nel video si vede un bimbo che apre la porta di casa ed esclama “mamma, mamma, mamma”. Le corre incontro e la abbraccia.
La mamma è tornata a casa. La mamma è tornata. La mamma è stata operata a un tumore. L’operazione è andata bene e la mamma è tornata a casa.
Allora appena ho visto il video, così di corsa nel mentre camminavo con la borsa, gli auricolari e i minuti contati mi sono fermata un attimo. Ho rallentato. Ho sorriso. Mi sono venuti i brividi.
E ho pensato a quel bimbo, Eitan che la madre non la rivedrà mai più. Non la rivedrà mai più la madre. Non la rivedrà mai più.
Questa mattina sulla stampa c’erano vari titoli. Eitan apre gli occhi. Eitan respira da solo. Eitan si è svegliato.
E poi quella notifica. Lì. Fredda. Sonora.
Che ti arriva di mattina quando stai facendo mille cose che chissà cosa importa.
Eitan ha chiesto della mamma.
Parole che fanno raggelare il sangue. Un bambino che si risveglia e capisce. Perché si capisce a cinque anni. Si capisce. La vedo mia nipote che di anni ne ha la metà e piange se la madre non la vede arrivare. La vedo come le brillano gli occhi quando vede il padre. La vedo.
E allora ditelo ad Eitan che la madre non la rivedrà mai più. Diteglielo. Diteglielo che non la rivedrà mai più per il Dio denaro. Il Dio quattrini. Per la delinquenza la facinoleria la sciatteria l’incoscienza la superficialità della gente. Diteglielo.
Abbiate il coraggio di dirglielo e di guardarlo negli occhi questo bambino e di dirgli che la madre è morta perché in Italia va così, perché crollano i ponti, le strade, perché non funzionano i freni, perché qualcuno ha fatto in modo che i freni non si attivassero.
Fateglielo dire da quei quattro delinquenti se mai avessero un briciolo di pietà in corpo. Abbiate il coraggio di dirgli che il padre è morto perché qualcuno non voleva problemi. Perché qualcuno ha detto: “oggi è così, domani si vedrà”. Sì signori. Così è accaduto. Dentro una funivia partita il giorno prima ci stava una coppia di coniugi di Cuneo che ha sentito i tecnici in cabina con loro dire: “oggi va così, domani ci penseremo”.
Il domani è un agglomerato di lamiere sangue e merda. Quella merda che hanno avuto per mentire fino all’osso. Il giorno dopo. Il domani. Il domani è una funivia che si stacca e parte in picchiata perché i signori del Dio denaro, mestieranti, farabutti, hanno preferito mandare a morire le persone anziché attivare i freni.
“Bloccare i freni equivale a un attentato”, ha detto Valeria Ghezzi presidente degli esercenti funiviari.
Perché il giorno dopo è una funivia che schizza via, con le persone che in quei secondi chissà cosa hanno patito, morte nel terrore, col sangue negli occhi. Il cavo che si spezza. Il freno che non funziona. La cabina che scivola via all’indietro e corre all’impazzata a 100 chilometri orari. Urta contro il pilone. La cabina che sbalza e precipita per oltre 50 metri. Sono bastati tredici. Quattordici secondi.
Il giorno dopo è una funivia accartocciata su se stessa addosso agli alberi insanguinata col sangue di quella povera gente.
Andataglielo a dire a Eitan che non rivedrà più suo fratello perché qualcuno ha messo il forchettone come soluzione per non perdere i turisti. Andateglielo a dire a Eitan che non rivedrà più i bisnonni perché per evitare blocchi hanno disattivato il sistema di emergenza.
Andateglielo a dire, guardatelo negli occhi.
Ieri mattina durante l’interrogatorio i tre arrestati sapevano che le cose erano andate in un certo modo. Lo sapevano. Hanno mentito. Hanno fatto anche le lacrime da coccodrillo. Il cordoglio. La vicinanza. La solidarietà.
Ma gli accertamenti sui resti, sui rottami, come ha scritto Fazzo ieri sul Giornale raccontano una storia ben precisa: spiega bene perché i freni non hanno salvato cabina e passeggeri. Due forchettoni. Due attrezzi piazzati proprio per impedire ai freni di emergenza di entrare in funzione. Perché l’impianto era difettoso, perché i freni scattavano senza motivo, perché meglio rischiare con la vita delle persone: mandarle a morire.
“Confidavamo sulla buona sorte”, avrebbero detto. Schiavi dei soldi. Avidi di quattrini. Giocano a dadi con la vita degli altri.
Allora adesso mi spiace ma nessuna attenuante.
Nessuna scusante. Nessun rito abbreviato. Nessun patteggiamento. Nessuna sospensione.
Mettetevi una mano sulla coscienza.
In carcere a vita.
Solo così altri reati non saranno commessi.
“Nothing else matter”, suonava la radio stasera quando sono rientrata.
Un ragazzo l’aveva dedicata alla mamma.

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