
Davvero non riesco a capire come le borseggiatrici rimangano libere di rubare e di aggredire la gente. Arrivo a Venezia che è mattina presto. Devo girare, anzi voglio girare, un servizio su questo scempio dei borseggi che da anni si compie in laguna, ma per il quale nessuno sembra aver fatto mai niente. Voglio denunciare questa cosa, perché credo che nessuno a questo mondo possa sentirsi autorizzato a metterti le mani dentro la borsa, restando impunito. Eppure. Eppure accade. In un Paese che si crede evoluto, che gioca a scacchi con l’Europa, che parla di green, zone trenta, di energie rinnovabili, in un Paese che parla di intelligenza artificiale, ancora non si è così abbastanza intelligenti, in modo naturale, da porre un rimedio per chi, in Italia, nel 2024, ti infila le mani dentro al portafoglio, senza che tu glielo abbia concesso. Perché queste sono leste sapete. Lestissime. Sono abili. Feline. E se provi a intralciarle nel loro lavoro ti mettono pure le mani addosso.
A noi è successo: stavamo girando e la borseggiatrice mi ha tirato na manata. Si è fermata solo perché dietro di noi ha visto quell’ormone grande e grosso che ci faceva da scorta e quindi ha capito che non era il caso. Ma a Monica Poli, Lady PickPocket, due giorni dopo, quelle stesse borseggiatrici che avevamo beccato ad alleggerire una turista giapponese a cui ho dovuto dire: signora la borsa! Signora la stavano borseggiando – ma questa l’italiano manco lo capiva – quelle stesse hanno preso e l’hanno aggredita. E poi non si sa perché quando ti metti a seguirle, queste si rifugiano tutte dentro ai vari comandi di polizia dislocati qua e là in laguna. Dicono che si sentono minacciate, da chi! Che si sentono aggredite, da chi! Che hanno paura. De che! E poi attraversano i binari dei treni che stanno prendendo la corsa. È successo. È accaduto veramente, sotto i nostri occhi. Una borseggiatrice da noi rintracciata ha attraversato le rotaie mentre il treno stava per partire, così il macchinista si è trovato costretto a scendere e noi siamo andati dalla Polfer. Ma la polizia. La polizia. Ho visto borseggiatrici rifugiarsi dentro i comandi di polizia locale e non, e ancora non ne comprendo bene il motivo. Di solito, dacché ricordo, da quanto mi sentivo una promettente studentessa di legge – astro nascente del foro di qualche paese, poi caduto – ecco ricordo di aver studiato che chiunque commettesse un illecito veniva giudicato e sanzionato. Ma ormai sono passati parecchi anni, quindi può darsi che quei vecchi principi che ho studiato nelle aule universitarie dove ancora quando entrava il prof ci si alzava in piedi, non valgano più e siano stati revisionati. Può darsi infatti che rubare sia diventato legale. O che, come ho sentito dire, siccome le borseggiatrici non hanno da mangiare, allora farebbero bene a sfilare i portafogli. La prossima volta consiglio ai turisti di metterci due fette di prosciutto al posto delle banconote.
Ma soprattutto sono rimasta stupita da quante siano. Spuntano ovunque. Non fai in tempo a girarti che ne trovi, una due tre, quattro cinque dieci venti. Stanno tutte lì in gruppetto e poi appena le scorgi si coprono tutte quante il volto. Ora io non ho ben compreso per quale motivo, nel 2024, in una delle città, definita, tra le più belle al mondo – ma anche facesse schifo sarebbe uguale – dobbiamo accettare quattro ladre che infilino le mani nelle tasche della gente. Ti diranno che non si può far niente. Perché i giudici applicano la legge. Perché la polizia si deve attenere alle regole. Allora, visto che di leggi ne fate tante, e la maggior parte manco serve, provvedete a farne una che ponga fine a questo problema una volta per tutte. Perché è una cosa indecente.
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