L’altro giorno osservano la spiaggia e notavo che il mare sta diventando sempre più un carnaio e un puttanaio. L’estate del resto è la stagione dei rozzi. Una stagione di una ineleganza assoluta dove regna la mancanza di pudore, abbonda invece il sudore; dove è ammesso tutto, anche vedere pance e culi scoperti, e dove nessuno più si pone il problema se rutta o scoreggia o espleta i propri bisogni in mezzo all’acqua.
In più ci sono rotondità ed ossa esposte in prima fila come al mercato delle manze o dei tori. Ribadisco per chi non abbia ben compreso che il problema non sono i 40 chili o i 90, in quanto la cafonaggine non è determinata dal peso o dall’eccessivo scarno.
Davvero non mi capacito di come alcune persone possano essere così rozze e trozzalone. Ogni volta che incontro una persona uscita dalle caverne lungo il mio percorso, e la vedo lì che si misura le natiche prima di entrare in acqua, mi chiedo che lavoro faccia.
Se abbia un percorso. Se abbia studiato. Se sia lo stesso che magari a settembre siede su qualche bell’ufficio laccato e se mentre sta tenendo una riunione importante non gli venga in mente che correva come un pinguino in mezzo alla spiaggia calpestando cafonamente agli asciugamani di tutti.
Una roba che col buongusto credetemi non ha niente a che vedere.
Si sono persi l’eleganza, il buon costume.
Una volta, dacché mi ricordo, c’era ancora qualche barlume di signorilità in spiaggia, ora domina un esercito di cafoni e cafone, di trozzaloni e trozzalone, di beceri e di becere, che vi giuro non ci uscirei manco se dovessi andare a scaricare pomodori.
Alcuni figli poi vengono su peggio dei genitori.
Poi che dire di tutta quella gente che urla. Che grida. Che sbraita in spiaggia. Gente incivile che in bagno non tira l’acqua. Pare che tutto sia permesso. Tipo mettersi le mani nel naso, in bocca, in mezzo alle orecchie e poi dopo averle messe, andare al bar e con la stessa mano con cui si infilato il dito dentro nel sedere prendere in mano il cucchiaino e mescolarci il caffè. Per non parlare delle donne. Le donne sono una mostra di arte sacra ma faticano a ricordarsene. Dovrebbero essere venerate e invece le vedi che fanno a gara con costumi orribili fatti di paillettes cuciti dai bambini del Vietnam e che sfoggiano sotto il sole.
Quelle poi in fila al bar e che vogliono fregarti il posto perché loro c’hanno il foulard in testa di Hermes da 39 mila euro e tu sei una pezzente che in testa c’hai un elastico sfilacciato e come borsa una pochette svenduta, cucita da italiani artigiani ridotti con le pezze al culo a cui lo Stato non garantisce manco più la pensione. E poi ci sono quelle che come gira la terra devono seguire il sole. Prima si mettono a destra poi a sinistra poi davanti poi didietro poi in mezzo e tutta la spiaggia gira e si crea quell’onda di asciugamani tutti perfettamente allineati che mi viene l’angoscia a vederli. Per non parlare poi di quelli che urinano in acqua e la gente ci fa pure il bagno. O ieri, quello davanti a me, sulla doccia si è quasi tolto il costume, si è guardato giusto in mezzo alle gambe, ha controllato che lì sotto fosse tutto a posto, poi ci ha messo la mano dentro, si è lavato per bene, c’ ha fatto passare l’acqua e con quella stessa mano ha chiuso la manopola.
Mi sono lavata a casa.

sbetti


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