
Sono giorni che la montagna vomita morti, restituisce resti, pezzi, corpi, brandelli, oggetti. L’altro giorno i soccorritori hanno trovato una scarpa da donna. Lunedì sera al palaghiaccio di Canazei dove è stata allestita la camera mortuaria delle vittime della Marmolada, stavano tentando di ricomporre i pezzi di un corpo di donna. Dietro a tutto questo strazio ci sono vite spezzate, speranze perse per sempre, passioni devastate, sogni infranti. Come quelli di Nicolò Zavatta. “Ventidue anni e il sogno di un vero alpinismo ti hanno portato sui fianchi della Regina. Non era la vetta la tua destinazione ma qualcosa di più grande”, sono le parole che i genitori gli hanno dedicato. E ci sono ancora cinque famiglie che stanno vivendo quel dramma quando non hai un corpo e non sai chi chiamare, che fare; quando non resta altro che aspettare. Ieri mattina, 14 uomini del Soccorso Alpino sono saliti sulla Marmolada nella zona del disastro. Domenica scorsa a Punta Rocca un enorme blocco di ghiaccio si è staccato. Il crollo, come è ormai tristemente noto, è avvenuto sul gruppo montuoso delle Alpi orientali al confine tra le province di Trento e Belluno, lungo l’itinerario di salita per raggiungere la vetta. Qui si trovavano due cordate di alpinisti che sono stati travolti. Da quel momento è cominciato lo strazio. Fiumi di parole che scorrono nei social, persone appassionate ed esperte della montagna che fino a una settimana fa pubblicavano foto da luoghi bellissimi, improbabili, indescrivibili, e che nel giro di mezzo secondo, il tempo che impiega il masso a travolgerli, vedono le loro vite distrutte. “Ti amo Tommaso. Sempre e per sempre”, ha scritto su Facebook Alessandra De Camilli sopravvissuta al marito. Le operazioni di recupero non sono semplici. La squadra di esperti è formata da 13 uomini e una donna proveniente dalla stazione stazione del Soccorso alpino della guardia di finanza di passo Rolle. Vanno a piedi, con i cani. Due vedette sono state poste ai margini di quella colata maledetta per controllare che non vi siano nuovi movimenti. Un elicottero in volo stazionario invece era pronto a intervenire nel caso in cui fosse stata necessaria l’evacuazione degli esperti. In quel caso avrebbero avuto pochi secondi. Ieri sono stati ritrovati ancora resti, e ieri sera si attendeva l’esito del primo confronto tra il Dna delle vittime non ancora identificate. Il bilancio ufficiale è di dieci morti, di cui sei riconosciuti e sono i veneti Filippo Bari, Paolo Dani e Tommaso Carollo. Una donna di Trento, Litiana Bertoldi e due turisti della Repubblica Ceca, Pavel Dana e Martin Ouda. Cinque le persone reclamate, quelle per cui i familiari attendono un riconoscimento: Davide Miotti ed Erica Campagnaro, Manuela Piran e Gianmarco Gallina e il 22 enne Nicolò Zavatta appunto. I feriti ricoverati sono sette. Ma la montagna continua a sbriciolarsi. Ieri mattina poco dopo le 11 e trenta, un pilastro della parete della Moiazza sud, a circa 2400 metri di quota, si è staccato precipitando a valle. Per fortuna nessuno è rimasto coinvolto.
Serenella Bettin